lunedì 12 gennaio 2015

La mia posizione sulla vicenda Charlie Hebdo

Per esprimere la mia posizione a riguardo dei tragici eventi di Parigi ho scelto di condividere con voi la mia email di risposta ad un documento scritto, relativo appunto alle recenti vicende di Parigi, dal Professore Maurizio Gemelli, che in quest'anno accademico ha tenuto il corso da me frequentato Diritti Umani e Giustizia Penale Internazionale ".

Importante: Visti i riferimenti che nella mia risposta faccio a contenuti e spunti della sua opinione, se qualcuno, specie qualche collega, è interessato a vedere il, a mio parere interessantissimo, documento del Professore Gemelli, me lo chieda pure che ve inoltro via mail.

Piccola introduzione:

Come introduceva anche lei, i fatti e le ricostruzioni non sono ancora mature tanto da permetterci una disamina completa dei fatti, e quindi dobbiamo cercare di rimanere vigili e non affrettarci in opinioni troppo a caldo. Ma mi sento di far emergere alcuni punti.

Dopo ieri, in rete ho letto “ Chiudete le moschee “ e anche “ Impediamo ai musulmani di costruire altre moschee in Europa “ o ancora “ Non vi è piaciuto permettere a questi immigrati di costruire moschee? “
Ho letto “ Hitler ha sbagliato bersaglio, doveva mandare i musulmani nei campi di concentramento e non i poveri ebrei. “
Ho letto “ Chiudiamo le frontiere, e cacciamo quelli già presenti. “

Mi chiedo: crediamo davvero nei valori, nelle libertà, nei principi che pensiamo siano stati attaccati simbolicamente da questo e altri attentati? O questi valori, queste libertà, questi principi fondanti delle nostre democrazie sono soltanto relativi al rapporto tra noi “ occidentali “ e siamo pronti a sputarci sopra quando si tratta di relazionarci con altre civiltà, specie dopo questi avvenimenti a cui segue una reazione di incremento nell’odio a riguardo dei “ diversi “ ?
La reazione comune a questi avvenimenti mi lascia alquanto spiazzato; ma un po’ me l’aspettavo, perché anche se la mia attenzione non era comparabile a quella che sto dando adesso a questi avvenimenti, dopo l’11 Settembre (avevo 7 anni) sono emerse reazioni molti simili, ed è partita una campagna mediatica indistinta contro popolazioni che avevano la sfortuna di vivere negli stessi territori dei terroristi che abbiamo tanto cercato tra le grotte dell’Afghanistan, chiamati anche, erroneamente, “ Jihadisti “ perché come lei ha spiegato chiaramente la Jihad in fondo c’entra poco e niente contro la follia di questa minoranza musulmana che tanto ci fa paura.

La notizia dell’attacco a Charlie Hebdo nonché la notizia delle due prese in ostaggio di ieri mi hanno colpito molto. “ Je Suis Charlie “, questo il motto ormai sulla bocca di tutti per esprimere solidarietà a riguardo dell’accaduto. Mi viene da dire che “ Je ne suis pas seulement Charlie Hebdo “ perché io sono anche Palestina, sono anche Pakistan e Afghanistan, sono contro la violenza aldilà delle bandiere e delle divisioni. Mi spiego meglio: molti pseudo intellettuali o penne illustri non hanno mai condannato apertamente le nostre (nostre si intende forze occidentali) malefatte nei territori orientali, i nostri massacri, i nostri attacchi con droni senza pilota, le nostre mine italiane che hanno mutilato migliaia di bambini (come racconta Gino Strada in Pappagalli Verdi), però adesso siamo tutti Charlie, e soltanto Charlie.
Perché una reazione simile non si ha quando commettiamo noi dei crimini nelle loro terre?
Mi sembra che ritorni continuamente il tema tanto emerso dopo le stragi di Lampedusa: ci sono morti di Serie A e morti di Serie B.


Noi non siamo i buoni e loro i cattivi;
noi non siamo i civili e loro gli incivili;
noi non siamo nel giusto e loro nel torto.


I nostri crimini sono assai pesantemente più gravi paragonati a quello successo nei giorni scorsi a Parigi.
Attenzione, con questo non voglio né giustificare e neanche biasimare i terroristi, perché la violenza deve essere condannata a priori. Ed ecco, appunto per questo mi disgusta profondamente l’ipocrisia dei media e di quei pseudo intellettuali di cui parlavo prima, perché è scandalo solo quando la guerra che noi fomentiamo da decenni in Medio Oriente entra a casa nostra.

Mi sento di guardare a questi avvenimenti con un occhio sempre più oggettivo, come se davanti avessi un Planisfero e non un Europa con attorno i cattivi che ci minacciano. Perché i diritti e le libertà che tanto ci piace indicare nelle varie carte devono valere per tutti, e non sono negoziabili a seguito di eventi come questo. Torna anche quello che le indicavo nella risposta alle tre domande di fine corso, dobbiamo smetterla con la visione americana - eurocentrica del passato e del presente.

Mi chiedo ancora, con un po’ di timore: ci sarà un Patriot Act europeo? In nome della sicurezza europea alcune nostre libertà, quelle vere, verranno minacciate?

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Qui è importante riportarvi direttamente cosa ha scritto il professore in origine nella sua mail.
Nel suo Discorso del 2006 al nuovo ambasciatore del Marocco presso la Santa Sede, Benedetto XVI ci aveva messi tutti in guardia, affermando che “è necessario ed urgente che le religioni e i loro simboli siano rispettate e che i credenti non siano l’oggetto di provocazioni che feriscono le loro iniziative e i loro sentimenti religiosi”. Il Papa emerito, già nove anni addietro, faceva all’evidenza riferimento al diritto inalienabile di ogni essere umano alla salvaguardia della sua dignità e della sua coscienza. E il suo ragionamento, portato alla estreme conseguenze, perveniva alla conclusione che se a nessuno è lecito offendere la coscienza religiosa dell’altro, a nessuno è lecito esercitare violenza sulla persona umana per nessun motivo, e a nessuno è lecito negare la libertà di coscienza altrui in nome del proprio credo e del proprio diritto a esercitarlo godendo dell’altrui rispetto! Ecco quindi – concludeva Papa Ratzinger – che “per i credenti, come per tutti gli uomini di buona volontà, la sola via che può condurre alla pace e alla fraternità è quella del rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose altrui in modo tale che reciprocamente sia possibile assicurare per ciascuno l’esercizio della propria religione liberamente scelta”.

Continua la mia risposta:
Relativamente al discorso dell’emerito Papa Ratzinger, penso che il punto sia importante da analizzare, e ci fa chiedere quale siano i limiti, o meglio le regole, della nostra libertà di espressione. Ammetto che è un tema molto spinoso e non credo di avere la competenza di trattarlo, ma mi lancio in una affermazione. Penso sempre più spesso che molti confondono libertà con anarchia, “ Sono libero, quindi ho l’assoluita libertà di dire ogni cosa ad ognuno “ davvero questa è la libertà in cui crediamo? C’è una linea che dovrebbe essere di demarcazione, una linea caratterizzata dal rispetto altrui. Voglio vedere quanti Je Suis Charlie ci sarebbero se fossero i musulmani a fare satira allo stesso modo contro di noi. Penso sparirebbero in un attimo e ci sarebbe solo una Crociata mediatica pronta a fomentare l’islamofobia.


Davide